Vera Vigevani: un incontro con il coraggio

di Caterina Cammilleri –

“Partigiana della memoria”, è così che si è fatta chiamare Vera Vigevani Jarach durante la conferenza tenuta lunedì scorso davanti agli alunni del Liceo “Marconi-Delpino” e della Scuola Media “Ilaria Alpi” di Chiavari. Una di quelle persone che non si può fare a meno di ascoltare per ore, senza distrarsi un solo attimo. Una risorsa infinita di storie, in tutto e per tutto umane.

Il pubblico dell’Auditorium San Francesco non poteva che rimanere attonito per i suoi racconti, talmente vividi da non avere nulla a che fare con il nozionismo storiografico a cui noi studenti siamo abituati. Dalle leggi razziali e Auschwitz al rapimento di Franca, sua figlia, insieme ad altri 30000 “desaparecidos” in Argentina: Vera Vigevani ha qualcosa da dire su tante vicende che hanno segnato la storia del ‘900. Eppure non perde il suo “moderato ottimismo”, che colpisce dritto e sfida tutti i nostri #maiunagioia, che improvvisamente ci fanno sentire soltanto piccoli. Piccoli nel senso più negativo che possa esistere.

È una militante di quella memoria ancora tutta in divenire, che non è rivolta al passato, ma è soprattutto innanzi a noi, nell’attualità del quotidiano. È la giornalista del Secolo XIX, Paola Pastorelli, a moderare l’incontro e a ricordarci quanto questi fatti debbano dare fastidio, soprattutto a noi giovani. Non è solo una lezione di storia, è una sfida personale che ci richiama all’attenzione verso la realtà e che ci insegna a non chiudere gli occhi, fornendoci un grande esempio. “A una necessità di sapere corrisponde una necessità di raccontare” afferma Vera, raccontando la svolta che prese la sua vita dopo l’unione con le “Madres de Plaza de Mayo” come un’eterna lotta per il ricordo, un via vai continuo di conferenze e incontri come questo, non solo volti alla condanna di regimi, quanto alla celebrazione di persone vere. Ragazze e ragazzi come Franca Jarach, che hanno combattuto per i loro ideali, fino alla fine.

Di fronte al racconto dell’indifferenza dei “mondiali della vergogna” del 1978, durante i quali tutti sapevano e tutti hanno comunque ignorato, la reazione può essere soltanto una: lasciamo spazio all’umanità.

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